Vangelo 18 marzo

Giovanni 8, 1-11
1  Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.  2 Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il
popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.  3 Allora gli scribi e i farisei gli
condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e  4 gli dissero: «Maestro, questa
donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.  5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare
donne come questa. Tu che ne dici?».  6 Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo
di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.  7 Tuttavia, poiché insistevano
nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di
lei».  8 E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.  9 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno,
cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.  10 Allora Gesù si alzò e
le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».  11 Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E
Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Ascoltiamo la Parola
L’atteggiamento di Cristo verso il peccatore. La donna è spaventata e turbata. Sa che con
quell’insidia, non la lapideranno, perché Gesù non lo permetterebbe mai, ma sente la vergogna di
essere stata esposta al pubblico ludibrio; ma, in più, ha paura che Gesù la condanni in segreto.
Quella sì che sarebbe la sua più grande disgrazia! Gesù, con estrema delicatezza, le domanda:
“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. La donna, ancora piena di spavento, gli risponde:
“Nessuno, Signore”. Gesù conclude: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
Così Gesù Cristo tratta le anime bisognose: con grande delicatezza, comprensione e misericordia.
Tuttavia, non avrà la stessa compassione per se stesso: si lascerà accusare, condannare, crocifiggere
ed assassinare, perché la punizione non cada su di noi.

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