Luca 11, 47-54
47 Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48 Così voi date
testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i
sepolcri. 49 Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li
uccideranno e perseguiteranno; 50 perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i
profeti, versato fin dall’inizio del mondo, 51 dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu
ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52 Guai a
voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che
volevano entrare l’avete impedito». 53 Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a
trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, 54 tendendogli insidie, per sorprenderlo in
qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Ascoltiamo la Parola
Difficile comprendere e attualizzare queste parole di Gesù. In un mondo dove i motori di ricerca e
Wikipedia ti possono fornire ogni informazione nel giro di un click e di 2 decimi di secondo, il
Signore riesce a dire che abbiamo «portato via la chiave della conoscenza». Ma di quale conoscenza
sta parlando? Come cristiani siamo chiamati ad approfondire e a vivere una conoscenza in
particolare, quella dell’amore di Dio. E’ qualcosa che ci precede e di benedice a prescindere da ciò
che abbiamo fatto o che abbiamo omesso di fare. E’ la parola definitiva sulla nostra amabilità: «tu
sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo» (Is 43,4). E’ la volontà che ci perdona
sempre. Questa è la conoscenza in cui siamo chiamati a «entrare» e a far entrare, attraverso la nostra
fragile ma preziosa testimonianza. Se neghiamo il nostro sorriso a chi ci sta accanto, stiamo un
pochino portando via questa «chiave».