Vangelo 3 novembre

Marco 12, 26-34
26 A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del
roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di
Giacobbe? 27 Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore». 28 Allora si
accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli
domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta,
Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 E il secondo è questo: Amerai il
prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi». 32 Allora lo
scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri
all’infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il
prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva
risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio
di interrogarlo.

Ascoltiamo la Parola
E così anche noi, pure oggi, ci mettiamo in coda per fare una domanda a Gesù. Ma la domanda è
esattamente quella di «uno degli scribi» che la fa per noi: «qual è il primo di tutti i
comandamenti?». Ovvero: “cosa devo fare?”, “qual è la cosa più importante?”. E così anche oggi
Gesù, con pazienza, ci risolleva e ci ricorda ciò che abbiamo troppo facilmente scordato: amare Dio
e amare il prossimo. Vorremmo fare altre domande, ma, in fondo, ci pensiamo un po’ su: la
faccenda è davvero molto semplice. Ci vergogniamo un po’ di aver rifatto la stessa domanda
l’ennesima volta – e per l’ennesima volta ci siamo scordati la risposta! -, ma questo poco interessa
al Maestro. Lui non si stanca, ogni giorno, di ricordarci che Dio è amore e, in quanto tale, paziente,
misericordioso, vicino, comprensivo.
Gesù non si stanca di ripetere, per tutto il vangelo e ancora oltre, che la vita non è fatta di «olocausti
e sacrifici», di regole rigide e di norme ottuse che definiscono il rapporto con Dio e con gli altri (e
che rischiano di far dimenticare che esistono, gli “altri”). No. La vita è quel luogo e quel tempo che
Dio ci dona perché possiamo essere misericordiosi, liberi e creativi.

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