Vangelo 10 novembre

Marco 12,38-44
38 Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti,
ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei
banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno
una condanna più grave». 41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete
nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli,
cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova
ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece,
nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Ascoltiamo la Parola
Non facciamoci ingannare dai due spiccioli della vedova e dalle offerte dei ricchi al tesoro del
tempio! La vera chiamata cristiana dalla quale nessuno può sottrarsi, se vuole controfirmare un
contatto cristiano con Dio, è quella del dono di sé. Se uno non è povero dentro, se uno non è libero
dentro, non darà mai se stesso, non darà mai tutto se stesso. Essere cristiani significa dare tutto
quello che abbiamo per vivere: essenziale è donare se stessi. Siamo poveri ed incapaci? Anche la
vedova lo era, era solo due spiccioli. O entriamo in questa dinamica dell’essere oppure saremo
sempre schiavi delle nostre ricchezze e ce ne torneremo a casa tristi come il giovane ricco. O ci
lasciamo provocare a dare il nostro cuore oppure saremo sempre convinti di potere comprare il
prossimo e Cristo coi nostri soldi e col nostro fare. Che diremmo noi se uno che ci vuole bene
volesse comprare il nostro amore con soldi, coi regali, coi suoi servigi? Diamo il nostro cuore,
diamo la povertà di quello che siamo: saremo veramente cristiani, non falsamente cristiani; saremo
amanti nel Signore e non sfruttatori del prossimo e della sua povertà; saremo travolti dalle grandi
acque dell’amore e ci lasceremo trasportare dall’oblio della gratuità dimenticandoci quanto abbiamo
fatto e consegnandolo invece al grande tesoro del tempio: il cuore amato dei nostri fratelli, il cuore
amante del Cristo crocifisso.

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