Vangelo 25 gennaio

Marco 16, 15-18
15 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi
crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni
che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue
nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno,
imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Ascoltiamo la Parola
Gesù non ci manda a combattere il male, ma a dialogarci. Non dice che “uccideranno serpenti”, ma
che i discepoli li “prenderanno in mano”; non dice che zittiranno i loro oppositori, ma che
“parleranno lingue nuove”. L’invito di Gesù è quello di non fare muro contro muro, ma di leggere
nel male che tormenta il mondo le “doglie del parto”, per dirla alla San Paolo. L’aiuto del cristiano,
il suo fermento, è simile a quello dell’ostetrica: interpretare i dolori come possibilità di vita nuova,
aiutare a far nascere qualcosa di buono. Non siamo soldati, siamo accompagnatori, profondamente,
totalmente, irreversibilmente immersi nelle vicende del mondo. Il cristiano non può chiamarsi fuori,
né può disperarsi e basta, seguendo la linea dei profeti di sventura: nell’ascolto e nella preghiera, il
cristiano prova ad accompagnare il parto. E sarà nuova vita, per tutti.

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