Carissimi sorelle e fratelli parrocchiani,
Mercoledì 5 Marzo, con il rito delle Ceneri, inizia la Quaresima. Per noi la Quaresima resta nell’anno liturgico il tempo forte della spiritualità, della mortificazione e della penitenza. È il tempo del «sacra-
mento» del digiuno, come simbolo della rinuncia e della lotta spirituale che il cristiano in ogni istante deve essere pronto ad affrontare per poter rimanere fedele a Cristo, che mediante il battesimo lo ha chiamato ad immergersi nella sua passione e morte per risorgere ogni giorno alla vita dell’amore e della grazia. Il cristianesimo è superamento dell’egoismo che impregna l’uomo fin nelle fibre più recondite della sua natura. È in esso che si radica il peccato; il peccato è il non amare, il non amare è il non donare, cioè il non essere capaci di distaccarsi da se stessi, dal piacere, dalla comodità, dal denaro. La Quaresima è la scuola nella quale si impara ad amare, perché si impara a rinunciare e a mortificarsi. È un apprendistato alla vita, proprio perché in essa si impara a morire. Essa ci porta con Gesù alla luce e alla gioia della risurrezione, proprio perché ci fa passare insieme con lui, attraverso la passione e la morte dei suoi
quaranta giorni di lotta e di rinuncia. Vi sono avvenimenti, situazioni, stati d’animo che ci saggiano, ci misurano, ci valutano. Sono delle «prove». Le prove non si programmano sul calendario. Vengono inattese. Ci sorprendono quando meno siamo preparati e disposti. E sentiamo che dobbiamo accettarle superarle valorizzarle sotto lo sguardo di Dio. La nostra vita spesso ne esce purificata, rafforzata, pronta a compiti nuovi. Sulle labbra di quasi tutti possiamo rintracciare almeno qualcuno di questi modi di dire:
«Questo fatto è per me una dura prova», «Dio mi ha messo alla prova», «Non riesco ad accettare questa
prova», «È stato difficile, ma ho superato quella prova, con l’aiuto di Dio», «Dopo quella prova mi sento
cambiato».
Anche la Quaresima è tempo di prova. Vi entriamo al seguito di Mosè, di Elia e di Gesù. Essi sono stati messi alla prova. Mosè ha atteso con quaranta giorni di fede, di fiducia, di pazienza, di preghiera la consegna della Legge da trasmettere al popolo eletto (Es 24,12-18). Elia sfiduciato e avvilito, ha camminato lungo quaranta giorni nel deserto verso il monte ove il Signore gli appare per affidargli una nuova missione (1 Re 19,3-8). Gesù nei quaranta giorni in cui si prepara ad iniziare la predicazione del Regno di Dio, è «tentato» sugli scopi e sui mezzi della sua missione; egli fa scelte precise, sulla Parola di Dio.
Come la Quaresima può essere per ciascuno di noi un tempo di prova? Siamo noi che, nella Chiesa e con la Chiesa, ci facciamo «provare» dalla Parola di Dio. Leggiamo o ascoltiamo la Bibbia e applichiamo questa parola alla nostra vita. Nel confronto ci rendiamo conto di quale divario vi sia fra ciò che Dio vuole da noi e il nostro modo di vivere. Questa sincera constatazione genera dispiacere in noi, costretti a valutarci con verità. Possiamo rifuggire questa prova, e ritrovare la tranquilla soddisfazione di noi stessi. Ma possiamo anche accettarla e cominciare lo sforzo di rinnovarci. E allora ci assumiamo qualche impegno concreto, per migliorare la nostra vita. La Quaresima, presa sul serio nelle attività che la Chiesa ci propone, diventa tempo di prova. Pensiamo di essere noi a metterci in questa situazione; in realtà è Dio stesso che ci mette alla prova con la sua Parola che interpella e con la sua grazia che salva.
Non è piacevole scoprirsi peccatori, ma non è risolutivo far finta di non vedere e chiuderci nell’egoismo.
Ogni prova, accettata, ci ferisce, ma anche ci purifica. La prova della Quaresima, accolta con seria responsabilità, ci umilia, ma ci apre alla gioia pasquale.
In Quaresima lasciamoci accompagnare dalla Parola di Dio, ascoltata e meditata, sia a livello personale che comunitario. Inizieremo, come comunità, l’esperienza dei gruppi di ascolto della Parola di Dio. Lo scopo dei gruppi di ascolto della Parola è di introdurci ad una capacità di leggere il Vangelo con profondità, così da poter riscoprire la ricchezza della Parola di Dio e saperla condividere fraternamente,
perché infonda sempre più nuove energie. Gli incontri si svolgeranno presso alcune famiglie e la durata
sarà all’incirca di un’ora.
Questa è anche la Quaresima del Giubileo 2025: che sia un tempo speciale per ritrovare il coraggio di ricominciare. Tutto ricomincia se lasciamo spazio a Gesù nella nostra vita, se torniamo al Vangelo, se ci affidiamo alla preghiera, se viviamo la carità come segno di speranza. Che sia un cammino di cambiamento e di riscoperta della speranza cristiana: cambiando gesti, parole, pensieri e vivendo una
profonda amicizia con il Signore Gesù. Impareremo così che è sempre possibile “lasciarsi riconciliare con
Dio” e ricominciare! Papa Francesco ci provoca con una domanda importante: «Ho dentro di me un vero
desiderio di ricominciare? Pensateci, ognuno di voi: dentro di me, voglio ricominciare?» (Prima Udienza
Giubilare 2025). Questa Quaresima non è come le altre. Tutto cambia perché tutto ricomincia! Possiamo
davvero ripartire dall’incontro con Gesù e con la sua presenza al nostro fianco!
Concludo, ricordandovi che in questo mese ricorre la festa patronale dedicata al nostro santo Patrono San Giuseppe. La festa patronale, per noi, è molto più di una tradizione: è il momento in cui si sente forte l’amore per San Giuseppe. Quest’anno giubilare avremo il dono, dal 16 al 19 marzo, di poter venerare nella nostra Basilica le Reliquie del Manto di San Giuseppe e del Velo della Madonna.
Sentiremo, quindi, ancora più vicina la presenza del nostro Santo.
Vi auguro un bel cammino quaresimale accompagnati da San Giuseppe nostro patrono che celebriamo e preghiamo.
don Tommaso
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