Vangelo 30 maggio

Giovanni 16, 20-23a
20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. 21 La donna, quando partorisce, è nel dolore,
perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della
sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.  22 Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma
vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.   23 Quel
giorno non mi domanderete più nulla.

Ascoltiamo la Parola
Nel vangelo di oggi Gesù non ci offre la fede in lui come un rimedio, una panacea miracolosa per
tutti i mali della vita. Se così fosse, non avrebbe abbracciato la croce. La fede non rende immuni
dalla prova: le conferisce essa un senso. Trasforma il dolore insensato in «doglie del parto», cioè
fatica-per-la-vita. E come una neomamma, nonostante tutti gli esami che può aver fatto, non sa
come sarà il proprio figlio appena nato, così anche a noi capita di non sapere quale vita sboccerà
dalla fatica che stiamo vivendo. Ma lo farà. E’ la promessa accorata di Gesù, poco prima della sua
passione. Promessa alla quale noi stessi, come proprio una madre in travaglio, possiamo
collaborare: spetta anche a noi lo sforzo di comprendere quale vita, quale «gioia» si cela dietro
l’angolo della tristezza.

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