Vangelo 3 giugno

Giovanni 17, 1-11
1 Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio
tuo, perché il Figlio glorifichi te. 2 Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché
egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te,
l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sopra la terra,
compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria
che avevo presso di te prima che il mondo fosse. 6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che
mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. 7 Ora essi
sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8 perché le parole che hai dato a me io le ho
date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi
hai mandato. 9 Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché
sono tuoi. 10 Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in
loro. 11 Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo,
custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

Ascolta la Parola
Da oggi comincia una sezione nuova del vangelo di Giovanni, chiamata dai padri della Chiesa
«preghiera sacerdotale di Gesù». Il Figlio si rivolge direttamente al, pregandolo – appunto – su
alcune questioni. E’ commovente che il primo tema che affronta, il primo oggetto della sua
preghiera non sia la pace nel mondo o altri mega-argomenti, ma i suoi amici. Gesù chiede al Padre
di custodire i suoi amici. «Io sono glorificato in loro», nella mentalità ebraica, significa che i
discepoli mostrano lo stesso volto del Figlio, gli danno carne e ciccia, lo rendono visibile. E’ come
se Gesù dicesse a Dio Abbà: «hanno la mia stessa faccia», fanno parte di me, non puoi non
accoglierli e custodirli! Se mi ami veramente. Il suo affidarli al Padre è il segno di un grande amore,
che non pensa tanto al proprio dolore o alle proprie fatiche, ma che è capace di andare oltre.

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