Matteo 5, 13-16
13 Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono
a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. 14 Voi siete la luce del mondo; una
città posta sopra un monte non può rimanere nascosta 15 e non si accende una lampada per metterla
sotto un recipiente, anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in
casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e
glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
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Il vangelo di oggi ci dice che cos’è la morale cristiana. Non si tratta di uno sforzo personale di carità
verso gli altri, né, d’altra parte, di un fardello che portiamo addosso del tipo “dobbiamo essere
buoni”. Il cristiano non è buono perché è bravo, né perché ne è capace. La vita di servizio che ogni
cristiano è chiamato a camminare è invece una testimonianza, una luce che poniamo in alto, nella
stanza della nostra vita, ma che non siamo stati noi ad accendere. Serve la pazienza di cogliere e
percepire l’amore che ci è stato dato, per poterlo vivere nei confronti degli altri. Altrimenti, se così
non fosse, dovremmo davvero essere dei superuomini, dei Michelangelo della carità, per potere dare
la vita per i nostri fratelli. No: possiamo dare la vita agli altri perché qualcuno ci ha dato sapore, ci
ha dato luce, ci ha dato la libertà di vivere per gli altri. Allora la morale cristiana non diventa uno
sforzo personale, dal nulla, ma una trasmissione, un dare ciò che si è ricevuto, un far circolare il
bene che è nei nostri cuori. Diventa il senso di una vita ben spesa.