Vangelo 14 giugno

Matteo 5, 33-37
33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi
giuramenti; 34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35 né
per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran
re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo
capello. 37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

Ascolta la Parola
Gesù vieta di giurare, perché la parola deve essere di per sé vera, mezzo di comunicazione e di
comunione. Diversamente è falsa, mezzo di dominio e di divisione. E in questo non giurare va
rispettata sia la terra come il cielo, sia Gerusalemme luogo della dimora di Dio. Anche la nostra
testa non può essere oggetto del nostro giuramento, perché non è nostra ma di Dio. Su nulla si può
giurare perché qualunque giuramento facciamo noi chiamiamo in causa Dio. La nostra parola non
può chiamare a testimone Dio, ma deve testimoniare Dio. Il nostro parlare deve essere sempre di
più, o tendere sempre di più, ad essere come il parlare di Dio, che è un parlare che è trasparenza del
cuore.
Se tu usi bene la parola, non hai bisogno di giurare, perché chi ti ascolta sa che il peso specifico di
ciò che dici è già garantito. Bisogna scegliere con cura le parole da non dire.

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