Vangelo 17 giugno

Matteo 5, 43-48
 43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico:
amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste,
che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli
ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i
pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno
così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Ascoltiamo la Parola
Il vangelo di oggi ci chiede di «amare» e «pregare» rivolti ai nostri nemici, piccoli o grandi,
temporanei o permanenti che siano. Amare a comando è parecchio difficile, per questo ci viene
consegnata la preghiera come “palestra” dell’amore: pregare per gli altri significa portarli nel cuore,
comprenderli meglio, accettare che hanno ragioni e motivazioni profonde, anche se io non le
capisco né le condivido. Strada difficile, ma necessaria, per raggiungere la «perfezione» del Padre.
La «perfezione» di cui ci parla Matteo oggi (che si può tradurre «compiutezza» o «maturità») non è
una statica indefettibilità, ma una dinamica, mai stanca, misericordia. Dio non è perfetto perché sa
tutto e non ha difetti, ma perché ama tutti e non odia nessuno.

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