Matteo 8, 28-34
28 Quando fu giunto all’altra riva, nel paese dei Gadareni, gli si fecero incontro due indemoniati,
usciti dai sepolcri, così furiosi, che nessuno poteva passare per quella via. 29 Ed ecco si misero a
gridare: “Che c’è fra noi e te, Figlio di Dio? Sei tu venuto qui prima del tempo per
tormentarci?”. 30 Lontano da loro c’era un gran branco di porci che pascolava. 31 E i demòni lo
pregavano dicendo: “Se ci scacci, mandaci in quel branco di porci”. 32 Ed egli disse loro: “Andate”.
Ed essi, usciti, se ne andarono nei porci; ed ecco tutto il branco si gettò a precipizio giù nel mare e
morirono nelle acque. 33 Quelli che li pasturavano fuggirono e, andati nella città, raccontarono ogni
cosa e il fatto degli indemoniati. 34 Ed ecco tutta la città uscì incontro a Gesù e, come lo videro, lo
pregarono che si allontanasse dai loro confini.
Ascoltiamo la Parola
Colpisce come il vangelo ribadisca che il male schiavizza. Sembra essere un lungo commento a Gen
4,7: «il peccato è accovacciato alla tua porta». Il male è rappresentato come una sorta di predatore
in guardia, pronto a scattare, come un grosso felino. Quindi il male è da evitare prima di tutto
perché ci conduce a una libertà sempre più ferita e zoppicante. Obnubila la nostra capacità di
giudizio e di azione: in una parola, ci rende schiavi. Inoltre sorprende la “volontà di morte” degli
indemoniati, che prima «escono dai sepolcri», poi spingono la «mandria di porci» a buttarsi dal
dirupo. Come a dire: il male non solo schiavizza, ma distrugge. Il male è qualcosa di cieco, che non
costruisce niente, anzi: tende a demolire ciò che abbiamo costruito. Meno male che è sempre
possibile accogliere una parola liberatrice, gratuita, fraterna. Quel Nazareno passa ogni giorno, per
tutti.