Vangelo 13 febbraio

Dal Vangelo di Luca (6,17)

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal
litorale di Tiro e di Sidone… Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi
quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e
v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del
Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra
ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con
i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a
voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché
sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

Come vivere questa Parola?

Beati i poveri, chi ha fame, chi piange? Non facciamo dire stupidaggini a Gesù:
Dio non ama la sofferenza. Gesù vuole dirci che chi vive queste situazioni è
sereno se è capace di rivolgersi a Dio. L’origine della vera felicità è sentirsi
amato da Dio, nel sapere leggere la propria vita in questa ottica. Se, malgrado
la povertà, la sofferenza, la persecuzione, sei felice, allora la tua felicità è
posta altrove, sei beato. Anche quando pronuncia i suoi “guai” Gesù non
maledice, perché Dio è incapace di augurare il male, lui che è bene. Gesù vede
la conseguenza di una ricchezza, di un’arroganza che chiudono il cuore. Un
cuore sazio si dimentica, un cuore affannato non si accorge della verità, un
cuore in ansia per la ricchezza è schiavo del proprio potere, non libero. Quante
famiglie oggi, nella crisi della pandemia, sanno invece ancora compiere gesti di
altruismo e di apertura alla vita proprio perché sanno pregare con fede
convinta: “Padre Nostro”.

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