Vangelo 15 aprile

Dal Vangelo di Giovanni (18, 1-19)

Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron,
dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il
traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi
discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie
fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e
armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece
innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse
loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena
disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo:
«Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto che
sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». Perché
s’adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli
che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e
colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si
chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero;
non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». Allora il distaccamento
con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo
condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo
sacerdote in quell’anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È
meglio che un uomo solo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva
Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal
sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo
sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro
discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece
entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei
dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le
guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano;
anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò
Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.

Come vivere questa Parola?
Silenzio. La Chiesa tace, riunita attorno alla collina del Golgota. Le nostre
chiese sono vuote, spoglie, disadorne. Tolti i fiori, tolte le candele, tolta anche
la custodia eucaristica. Nessun suono d’organo anima la nostra preghiera, solo
l’asciuttezza del silenzio attonito e adorante. Oggi nella Chiesa nessuno celebra
l’Eucarestia, per guardare all’unica eucarestia che Dio celebra dalla croce.
Croce di mistero, croce di strazio, croce di infamia. Ma anche croce gloriosa,
croce piena di speranza, croce che rivela, infine, chi è veramente Dio. Entriamo
nelle nostre chiese spoglie cercando con lo sguardo l’immagine dell’appeso, che
solennemente viene portata in processione e adorata. Ecco Dio, eccolo,
veramente. Così distante il vero Dio dall’immagine piccina che di lui ci siamo fatti e continuiamo a farci. Dio ha dato tutto, è donato, mostrato. Un Dio che
ama fino a morirne, un Dio che si lascia consegnare e appendere per mostrare
a tutti che il suo amore è autentico, senza condizioni, senza rimpianti. Davanti
alla croce, misura dell’amore e della serietà di Dio, anche noi proclamiamo: Dio
grande, Dio forte, Dio immortale, abbi pietà di noi.

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