Vangelo 30 aprile

Dal Vangelo di Giovanni (6,16-21)

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si
avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù
non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte
vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che
camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse
loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente
la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Come vivere questa Parola?

Camminando sulle acque, Gesù ci mostra il suo potere sulle cose create. Ma
possiamo anche vedere in esso una messa in scena del suo potere sul Maligno,
rappresentato da un lago in tempesta, di notte. “Non abbiate paura”, dice agi
Apostoli. “Abbiate fiducia: io sono il vincitore del mondo”. (Gv 16,33), dirà loro
più tardi, nel Cenacolo. Ed è sempre Gesù che dice alle donne il mattino di
Pasqua, dopo essere risorto dal sepolcro: “Non abbiate paura”. Attraverso la
testimonianza degli Apostoli conosciamo la sua vittoria sui nemici dell’uomo,
sul peccato e sulla morte. Ecco perché oggi le sue parole risuonano nei nostri
cuori con particolare forza, perché sono parole di Qualcuno che è vivo. Le
stesse parole che Gesù rivolse a Pietro e agli Apostoli, Giovanni Paolo II,
successore di Pietro, le ripeteva all’inizio del suo Pontificato: “Non abbiate
paura”. Era una chiamata ad aprire il nostro cuore, la nostra stessa esistenza,
al Redentore affinché con Lui non avessimo più paura davanti al fiuto dei
nemici di Cristo. Di fronte alla nostra fragilità personale per svolgere le
missioni che il Signore ci affida (una vocazione, un progetto apostolico, un
servizio), ci rassicura apprendere che anche Maria, creatura come noi, ha
ascoltato queste stesse parole dall’angelo prima di affrontare la missione che il
Signore aveva in serbo per lei. Impariamo da Lei ad accogliere l’invito di Gesù
ogni giorno, in ogni circostanza.

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