Vangelo 2 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (6, 22-29)

22 Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era
soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca,
ma i suoi discepoli erano partiti da soli.  23 Altre barche erano giunte da
Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore
aveva reso grazie.  24 Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e
nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao
alla ricerca di Gesù.  25 Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando
sei venuto qua?». 26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi
cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei
pani e vi siete saziati.  27 Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il
cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di
lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».  28 Gli dissero allora: «Che cosa
dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».  29 Gesù rispose loro: «Questa è
l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».


Come vivere questa Parola?

Gesù ha sfamato la folla. Il miracolo più eclatante, quindi, si è compiuto e i
risultati sono ambigui, come di fronte ad ogni miracolo. Taluni capiscono, ma i
più vedono il risultato immediato: hanno cibo gratis! Gesù fugge il clamore e
l’inevitabile pubblicità e l’ambiguità che ne deriva, ma viene raggiunto. Gesù
richiama la folla all’essenziale: andate al di là dei segni, guardate il significato
di ciò che è accaduto. La domanda è inquietante: perché credo in Dio? Per ciò
che mi ha donato e che ancora mi aspetto da lui? Può essere una ragione, ma
è una ragione fragile e ambigua. Può accadere, specialmente se abbiamo
vissuto una forte esperienza spirituale in un movimento o durante un
pellegrinaggio, di uscirne esaltati, salvo poi restare scottati dalla ricaduta nel
quotidiano. Non cerchiamo Dio per le gioie che ci dona, ma per lui. Le gioie
sono importanti, ma l’essenziale è e resta l’incontro col Rabbì, con la sua
dolcezza e il suo amore. Gesù è molto prudente nell’usare miracoli, sa che il
gesto eclatante suscita entusiasmo ma anche incostanza. Crediamo in colui che
Dio ha mandato e andiamo a cercarlo, perché Gesù non è nelle piazze o nei
talk-show, ma timido e discreto sui bordi del lago. Fa’ che non ti seguiamo solo
per ciò che ci doni, Signore, ma per ciò che sei.

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