Vangelo 12 luglio

Dal Vangelo di Matteo (11, 20-24)

20 Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte
dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:  21 «Guai a te, Corazìn! Guai a
te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono
stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere,
si sarebbero convertite.  22 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e
Sidone saranno trattate meno duramente di voi.  23 E tu, Cafàrnao, sarai forse
innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero
avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe
ancora!  24 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà
trattata meno duramente di te!».


 Come vivere questa Parola?

Corazìn, Betsàida, Cafàrnao. Queste città hanno rifiutato la fede e la
conversione, perché vollero affermarsi orgogliosamente contro Dio stesso. Non
accolsero l’offerta di Dio e perciò provocano un giudizio di condanna.
S’irrigidirono nel loro stato, nonostante che il regno di Dio si fosse reso visibile
nella persona e nell’opera di Gesù. Questo peccato è più grave della corruzione
del paganesimo (Tiro e Sidone) e dell’immoralità contro natura (Sodoma).
«Signore, tu non disprezzi un cuore contrito e umiliato». La parola
«contrizione» significa rottura, come quando una pietra si rompe in mille
schegge; e al dolore dei peccati si dà questo nome per significare che il cuore
duro del peccatore, in certo modo, si spezza per il dolore di aver offeso Dio.
Qualcosa di simile deve succederci quando consideriamo i nostri peccati
rispetto all’amore che Dio ha per noi. In un’anima che vuole bene a Dio ogni
peccato provoca non tanto un senso di fallimento, quanto il dispiacere di
essersi separata dal Signore. È l’amore, soprattutto, che ci deve portare a
chiedere perdono a Dio molte volte, perché sono innumerevoli anche le
occasioni in cui non corrispondiamo come dovremmo alle grazie che riceviamo.
È l’amore che deve avvicinarci alla Confessione.

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