Vangelo 16 luglio

Dal Vangelo di Matteo (12, 14-21)
4 Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
15 Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li
guarì tutti  16 e impose loro di non divulgarlo,  17 perché si compisse ciò che era
stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18 Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito
sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. 19 Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce. 20 Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la
giustizia;
21 nel suo nome spereranno le nazioni.
Come vivere questa Parola?
 Gesù invita a leggere la sua missione nella luce di quel misterioso Servo di Jhwh
di cui parla il profeta Isaia. Stando agli evangelisti, che evidentemente riportano
un’interpretazione offerta da Gesù stesso, quelle pagine scritte secoli prima
trovano il loro compimento proprio nella vicenda del Nazareno. È Lui il Servo
scelto e inviato da Dio, il Servo incompreso e osteggiato che realizzerà la
missione ricevuta non con la forza ma con la mitezza e la fedeltà. Un Servo che
parla in nome di Dio e agisce con l’autorità di Dio ma non impone la sua parola e
non guarda sdegnato quelli che la rifiutano. Si preoccupa semplicemente di
essere fedele al mandato ricevuto, costi quel che costi. Gesù interpreta la sua
missione e anche l’opposizione come il compiersi di una Parola antica. Noi invece
spesso dobbiamo scomodare la sociologia e la psicologia; o ci facciamo guidare da
una lettura emozionale. Oggi chiediamo la grazia di leggere gli eventi della nostra
vita attraverso le lenti di quella Parola che rischiara il cammino dell’umanità.
Questo metodo ci conduce sulla buona strada.

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