Dal Vangelo di Giovanni (2, 13-22)
13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente
che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di
cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste
cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta
scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale
segno ci mostri per fare queste cose?». 19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in
quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21 Ma egli parlava del tempio del suo
corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e
credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Ascoltiamo la Parola
Anch’io sono un tempio di Dio. Se non faccio attenzione alle volpi, l’orgoglio, la pigrizia, la gola, la
gelosia, l’avarizia, tutte quelle vesti dell’egoismo, si infilano dentro e rovinano tutto.
Vegliamo, perché l’incuria non invada la nostra coscienza! “L’incapacità di riconoscere la propria
colpa è la forma più pericolosa di cecità spirituale che si possa immaginare, perché rende le
persone incapaci di migliorarsi” (Benedetto XVI). Guadare? “Cerco di farlo tutte le sere. Ho offeso
qualcuno? Le mie intenzioni sono chiare? Sono disposto a fare la volontà di Dio sempre e in
tutto? Ho ammesso un’inclinazione che dispiace al Signore? Gesù, tu che mi conosci fino in fondo,
fammi conoscere le mie colpe, dammi la forza e un po’ del tuo zelo per respingere dal tempio del
mio cuore ciò che mi separa da te .