Vangelo 24 novembre

Dal Vangelo di Luca (21, 20-28)
  20 Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è
vicina.  21 Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la
città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città;  22 quelli infatti saranno
giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia.  23 In quei giorni guai alle donne che
sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo
popolo.  24 Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme
sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. 25 Vi saranno segni nel sole,
nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei
flutti,  26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla
terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.  27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su
una nube con grande potenza e gloria.  28 Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Ascoltiamo la Parola
La storia dell’umanità non può essere compresa come un semplice susseguirsi di parole e di
fatti che non hanno un senso. Non può essere neppure interpretata alla luce di una visione
fatalistica, come se tutto fosse già prestabilito secondo un destino che sottrae ogni spazio di libertà,
impedendo di compiere scelte che siano frutto di una vera decisione. Nel Vangelo di oggi Gesù dice
che la storia dei popoli e quella dei singoli hanno un fine e una meta da raggiungere: l’incontro
definitivo con il Signore. La constatazione della nostra provvisorietà sulla terra e del nostro limite
non ci faccia sprofondare nell’angoscia, ma ci richiami alla responsabilità verso noi stessi, verso il
prossimo, verso il mondo intero.

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