Vangelo 26 gennaio

Dal Vangelo di Luca (10, 1-2)
1  Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città
e luogo dove stava per recarsi.  2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

Ascoltiamo la Parola
Gesù nomina altri discepoli oltre ai dodici, e li manda fuori a due a due, a coppie e non in un
ostentato gruppo di settantadue. Gesù, in un certo senso, le diffonde, le disperde, le perde come il
lievito si nasconde nella pasta. E apre la sua esortazione con: “La messe è abbondante, ma gli operai
sono pochi”. Ecco una parola che potrebbe travolgere, stancare ancor prima di aver iniziato la
missione, se non fosse controbilanciata da: “Pregate dunque il padrone della messe! “. I discepoli
sono poveri, concessi, ma non indigenti, perché armati della loro preghiera, e di una Presenza: non
potranno far nulla senza “il padrone della messe”. Fragili saranno, non può esserci paragone più
esplicito di questi agnelli di fronte ai lupi, né modalità più chiara che senza denaro e senza avere,
ricevono da Gesù solo pace da offrire), come chiave di relazione e conseguenza della loro precarietà
missionaria.
La pace è offerta e ricevuta a mani nude. È il discepolo spogliato e vulnerabile che è portatore di
tenerezza e chiamerà gli amici della pace.

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