Vangelo 21 marzo

Dal Vangelo di Giovanni (5, 1-16)
1  Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  2 A Gerusalemme,
presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici,  3 sotto
i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [  4 ]  5 Si trovava lì un uomo che
da trentotto anni era malato.  6 Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli
disse: «Vuoi guarire?».  7 Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella
piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me».  8 Gesù
gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina».  9a E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua
barella e cominciò a camminare. 9b Quel giorno però era un sabato.  10 Dissero dunque i Giudei
all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella».  11 Ma egli rispose
loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: «Prendi la tua barella e cammina»».  12 Gli domandarono
allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: «Prendi e cammina»?».  13 Ma colui che era stato guarito non
sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.  14 Poco dopo Gesù
lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa
di peggio».  15 Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.  16 Per questo i
Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Ascoltiamo la Parola
L’atteggiamento di quest’uomo ci fa riflettere. Era malato? Sì, potrebbe essere stato paralizzato, ma
sembra che potesse camminare un po’. Ma era malato nel cuore, nell’anima; malato di pessimismo,
di tristezza, di pigrizia. La risposta all’offerta di Gesù di guarire è una denuncia contro gli altri. Ma
la chiave è l’incontro con Gesù dopo. Lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco, sei guarito. Non
peccare più, perché non ti succeda qualcosa di peggio”. L’uomo era in peccato, ma non perché
aveva commesso un grande peccato. Aveva commesso il peccato di sopravvivere e di lamentarsi
della vita degli altri: il peccato della tristezza che è seme del diavolo, di questa incapacità di
prendere una decisione sulla propria vita, ma d’altra parte, di guardare alla vita degli altri a
lamentarsi. Ed è un peccato che è abbastanza comune tra noi. Il Signore ci aiuti a capire quanto sia
brutto e malvagio questo peccato.

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