Vangelo 1 giugno

Dal Vangelo di Marco (10, 46-52)
46 E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di
Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.  47 Sentendo che era Gesù
Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».  48 Molti lo
rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di
me!».  49 Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati,
ti chiama!».  50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.  51 Allora Gesù gli
disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di
nuovo!».  52 E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva
lungo la strada.

Ascoltiamo la Parola
Gesù riconosce che fu proprio la fede di Bartimeo a farlo sentire di nuovo meglio. La fede in Gesù
gli dà un nuovo respiro di vita. Diventa un discepolo gioioso. Che differenza porta la mia fede nella
mia vita? Le persone che vivono con disabilità, come la cecità, spesso mostrano grande coraggio,
intraprendenza e forza di carattere. Apprezzo veramente la capacità di vedere che mi è stata data da
Dio, così come gli altri sensi e capacità? Esprimo mai la mia gratitudine per tutti questi doni
meravigliosi? E chiedo mai umilmente a Dio di aiutarmi a vivere bene con le mie incapacità e i miei
limiti?

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