Apriti Dicembre

Carissimi sorelle e fratelli parrocchiani,

           Con la I Domenica di Avvento inizia un nuovo Anno liturgico. Avvento significa innanzitutto venuta: attendiamo la venuta di Dio. Dio viene a noi in tre modi: nella nascita di Gesù oltre 2000 anni fa, nel nostro intimo oggi e alla fine dei tempi nella gloria.

           In quanto tempo di attesa, l’Avvento deve essere un periodo di silenzio. Fa buio prima, le sere sono più lunghe, fuori fa più freddo. La stagione stessa ci invita a prestare attenzione ai presagi del cuore, a tendere l’orecchio dentro di noi e a dedicare tempo a Dio, come raccomanda sant’Anselmo d’Aosta: “Orsù, misero mortale, fuggi via per breve tempo dalle tue occupazioni, lascia per un po’ i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo  momento i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un poco a Dio e riposa in lui. Di’ ora a Dio: il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 26,8). Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti” ( Proslogion 1).

In questi giorni mi sono imbattuto in un testo di Anselm Grun (monaco benedettino e famoso autore spirituale), il quale dà una lettura del Tempo di Avvento molto particolare, che mi è piaciuta e che vorrei proporre alla vostra attenzione:

“Nel Tempo di Avvento sarebbe un buon esercizio fermarci più spesso, cessare ogni attività e ascoltare semplicemente dentro di noi, chiedendoci: Che cosa sto effettivamente aspettando? A che cosa anelo? Che cosa potrebbe riempire la mia vita? Cosa mi manca? Cosa significhi, durante l’Avvento, attendere la venuta di Dio ci appare chiaro se consideriamo l’attesa di una persona cara. Mentre aspettiamo con ansia, ci immaginiamo il suo arrivo. Spesso le nostre aspettative andranno deluse. Ci aspettiamo più di quanto l’atteso possa darci. I nostri desideri superano le possibilità umane. Spesso siamo delusi perché l’incontro tanto atteso è stato insoddisfacente. La volta successiva, però, ci aspettiamo di nuovo l’irrealizzabile.

Nell ‘Avvento celebriamo consapevolmente, per quattro settimane, le nostre nostalgie che, in questo modo, acquistano una funzione positiva. Non dobbiamo reprimerle, non dobbiamo cedere al disincanto e alla rassegnazione. Ma non dobbiamo neppure descrivere la nostra vita con parole esagerate, per reprimere la delusione o nasconderla agli altri. Chi deve sempre far apparire straordinarie e insolite le proprie esperienze, spesso non sa affrontare la realtà, né vuole prenderne coscienza. Durante l’Avvento affrontiamo la realtà, ma anche i nostri desideri, che superano la realtà della nostra vita. Riconosciamo che il nostro struggimento è tale che niente e nessuno lo può soddisfare, neppure il successo più grande, il voto migliore all’esame, la vacanza più bella… Nell’Avvento dovremmo considerare con fiducia le nostre delusioni. Il mio amico, il mio coniuge, la comunità in cui vivo, sono tutti così mediocri. Mi aspettavo di più da loro. Il mio lavoro non mi appaga. E il solito tran tran. Ma invece di lamentarmene dovrei dirmi: è bene che sia così, che non ci trovi la mia realizzazione ultima, che le persone non siano all’altezza delle mie aspettative, perché così posso rivolgere i miei desideri a Dio. Sono spinto verso Dio. Se considero in quest’ottica le mie delusioni, posso riconciliarmi con una vita mediocre, senza cadere preda della rassegnazione, anzi, sarà proprio la banalità della mia vita a tenere desto il mio desiderio di Dio. Posso così festeggiare l’Avvento, l’attesa che Dio stesso entri in questa vita, in questa mediocrità, e la trasformi”. (Anselm Grun, “L’anno Liturgico come terapia”)

L’Avvento ci invita davvero ad alzare lo sguardo, è un tempo forte che ci richiama all’essenziale, che ci permette di fare il punto della situazione. Malgrado la realtà alle volte sia negativa, distruttrice, densa di nubi, il Signore ci invita non a piegarci e lamentarci, non a dimenticare e far finta di non vedere, ma a cogliere il segno ed andare oltre. Se la realtà è negativa – sembra dirci – significa che il senso della vita è altrove.

L’Avvento è tempo di ricerca e di attesa, è tempo propizio per il discernimento della voce dello Spirito: per questo è indispensabile rafforzare la vita nello Spirito, la preghiera individuale e comunitaria (in calendario trovate varie iniziative che vanno in questa direzione: dall’ora di spiritualità alla Novena di Natale…), e solo così riusciremo a capire dove ci sta portando il Signore.

Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore non ci trovi addormentati, ma ben pronti e gioiosi, perché riempia il nostro cuore della sua Pace, la Pace vera e profonda che noi tutti aspettiamo, che il mondo aspetta, una pace frutto del suo amore, una pace che ci spinge alla condivisione!

Buon Avvento!

Don Tommaso

 

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