Vangelo 20 maggio

Giovanni 19, 25-34
25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria
di Màgdala.  26 Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla
madre: «Donna, ecco tuo figlio!».  27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il
discepolo l’accolse con sé. 28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si
compisse la Scrittura, disse: «Ho sete».  29 Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,
imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.  30 Dopo aver preso l’aceto,
Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31 Era il giorno della Parasceve e i
Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne
quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.  32 Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con
lui.  33 Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,  34 ma uno dei
soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.


Ascoltiamo la Parola
Oggi, lunedì dopo Pentecoste, facciamo memoria di Maria Madre della Chiesa. Papa Francesco ha
voluto questa memoria per sottolineare come la Chiesa, nata dall’effusione dello Spirito, possa
specchiarsi in Maria e riconoscere che la maternità che è chiamata a vivere debba sempre essere
modellata su di lei. Gesù consegna il discepolo amato a una nuova madre e ricorda alla madre che la
sua maternità non si esaurisce con la croce e il dolore della morte del figlio. Nel reciproco
accogliersi di Maria e del discepolo amato sotto la croce, non assistiamo a una scena consolatoria di
fronte alla forza straziante della morte: siamo spettatori del volere definitivo di Gesù di offrire la
comunità come risposta necessaria alla realizzazione piena della vita. Dal cuore di Gesù possono
continuare a uscire sangue e acqua, cioè i segni della vita, perché è nata una comunità pronta ad
accoglierli e a viverli pienamente. Se la Chiesa vuole continuare a essere madre deve avere il
coraggio di interrogare Maria per capire come essere comunità sotto la croce.

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