Vangelo 23 maggio

Marco 9, 41-50
41 Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità
io vi dico, non perderà la sua ricompensa. 42 Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono
in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel
mare.  43 Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una
mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 45 E se il tuo piede
ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i
due piedi essere gettato nella Geènna. 47 E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è
meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella
Geènna,  48 doveil loro verme non muore e il fuoco non si estingue.  49 Ognuno infatti sarà salato con il
fuoco.  50 Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate
sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

Ascoltiamo la Parola
Il linguaggio è duro e netto, ma evoca un sentimento profondo: non siamo un po’ stanchi? Non
siamo stanchi di vivere una vita piena di incoerenze? Non siamo un po’ sfibrati dal credere e
desiderare qualcosa di alto, di grande, di veramente umano e, allo stesso tempo, di procedere
attraverso fragilità, piccoli o grandi infedeltà, piccolezze che sfigurano l’umanità che cerchiamo?
Come facciamo a dire, come cristiani, di credere nell’amore che vince la morte e, al tempo stesso, a
litigare per un po’ di zucchero con il vicino, a sparlare dell’amico perché la pensa diversamente o
perché il suo atteggiamento è inspiegabilmente aggressivo, a lamentarci di tante situazioni senza poi
alzare un dito per cambiarle? Il vangelo di oggi ci invita a “avere sale in noi stessi”, ovvero a essere
significativi, coraggiosi, a fare scelte che davvero ci aiutano a progredire, togliendo tante “foglie di
fico” dalla nostra vita, scuse piccole o grandi che ci danno il lusso di crederci dei turisti e non dei
pellegrini. Le immagini sono certamente forti e nessuno ci chiede di mutilarci, ovviamente. Tuttavia
il chiaro-scuro netto di questi simboli ci suggerisce che la vita è fatta anche di scelte importanti,
“saporite”, in cui la nostra coscienza, il “sacrario più profondo della persona”, ha un moto di
coraggio, verso una libertà che assapora come bella, profonda e vera. In una parola, sacra. Sono
passi che ci ricordano di essere cristiani non part-time, ma per intero.

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